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Al via la collaborazione col Comune di Montale

Con NATURAlezza nei giardini e negli orti delle scuole è un progetto del Comune di Montale (PT) al quale ho la fortuna di collaborare.

L'idea alla base del progetto è quella che gli spazi esterni delle scuole dell'infanzia e dei nidi non siano meno importanti di quelli interni e che possano essere interpretati come luoghi di incontro con gli elementi della natura, anche quando addomesticata nella forma di giardino o orto. In tal senso, anziché essere un luogo in cui ci si limita a giocare all'aria aperta, talora con giochi che consentono il solo movimento, spesso frenetico, e che portano a contatto con materiali artificiali, come la plastica, tali spazi potranno divenire veri e propri laboratori all'aria aperta capaci di arricchire e stimolare i bambini, sia nei momenti di attività libera, sia in quelli di attività strutturata.

Il percorso formativo e progettuale al quale collaboro si prefigge l'obiettivo di proporre e realizzare per step successivi interventi di miglioramento degli spazi esterni per modificare in modo talora significativo l'offerta educativa connessa alla natura. Detti spazi nel tempo potranno assumere la duplice attitudine di luogo in cui svolgere attività specifiche e di fornire stimoli (e materiali) per attività che possano proseguire o essere realizzate integralmente all'interno degli edifici, così da connotarsi come aula a cielo aperto.

Per raggiungere questi obiettivi ho avviato una serie di incontri col personale dei diversi plessi al fine di individuare alcune idee progettuali secondo un percorso partecipativo che coinvolgerà vari settori dell'Amministrazione Comunale e la comunità locale in senso lato. E' auspicabile, infatti, che la comunità cittadina e dei paesi interessati (Montale, Stazione, Tobbiana) si lasci coinvolgere a vario titolo in questo progetto, sia quando direttamente interessata (es. familiari dei bambini), sia negli altri casi. Ciò potrà portare nuove idee capaci di arricchire il progetto e, perché no, all'individuazione di risorse materiali e immateriali capaci di dare corpo ad un percorso capace di coniugare innovazione didattica e partecipazione. A titolo d'esempio, la nascita di piccoli spazi dedicati all'orto, sebbene in forme non abituali, potrà basarsi sul fondamentale contributo di cittadini desiderosi di dedicare un po' del proprio tempo alla comunità scolastica.




Balle rurali

Il disegno di una bambina realizzato durante uno
dei laboratori di Slow Kids al Desco 2013
Criticare il lavoro degli altri non è bello, sia chiaro, ma quando l'immagine della campagna viene trasmessa con evidenti incongruenze con la realtà rischiando di compromettere l'idea che bambini e famiglie cittadine se ne possono fare, qualcosa si deve pur dire. E io dirò. Lo farò con pudore e un velato rispetto per chi, forse, ha peccato più di ignoranza e superficialità che altro e, quindi, dicendo quale sia il peccato, ma non il peccatore.

Veniamo ai fatti.

Qualche sabato fa sono entrato in una libreria con i miei bambini e sono stato attratto da un libriccino dedicato ai bambini più piccoli, quelli che ancora non leggono ma adorano libri illustrati in cui le poche frasi possono essere lette dagli adulti. Intanto a loro piace sfogliare le pagine spesse e spesso con una particolare sagoma del libro. Non nego che ad attrarmi è stata la scritta "orto" che, pur non essendo parte del titolo, campeggia sulla copertina. Non ho nemmeno sfogliato il libro: avevo già deciso di comprarlo. Per di più il prezzo non era proibitivo quindi, come dice un mio caro amico americano, la risposta all'impulso all'acquisto è stata "perché no?".

Il libro narra la storia di un simpatico orsetto che cammina per la campagna, la osserva e la descrive. Però...
Però ci sono alcuni errori madornali che danno della campagna un'immagine fuorviante e fasulla. Ad aggravare la situazione c'è il target della pubblicazione: i bambini in età prescolare e le loro famiglie. Mi perdonerete l'affondo, ma dato che può trattarsi soprattutto di famiglie che fanno vita urbana, c'è il rischio che i genitori di campagna ne sappiano quanto i figli e che leggendo il libro finiscano per convincersi che della bontà dell'immagine del mondo rurale trasmessa da quelle poche pagine.

Le prime tre pagine si salvano, ma già alla quarta iniziano le inesattezze. La pianta dei pomodori, di cui tralascio la rappresentazione lontana dalla realtà, ha i frutti maturi tutti contemporaneamente e, e qui davvero si fanno dei danni, le carote hanno la radice di colore arancio che emerge dal terreno in modo evidente. Si potrebbe pensare che sia un modo per far capire ai bambini che quelle piante sono proprio carote, ma io che faccio spesso attività educative con i bambini ci trovo il perché di una strana bizzarria: molti bambini disegnano le piante delle carote con la radice completamente fuori terra, un po' come se crescessero semplicemente adagiate sul terreno, ma poggiando sulla loro punta (che siano strane ballerine immobili).

Alle pagine cinque e sei si arriva all'apoteosi, alla consacrazione delle contraddizioni e delle demenza dell'agricoltore. Il contadino, infatti, in preda ad una strana forma di demenza ara la terra con un gigantesco trattore di colore rosso (chissà perché proprio rosso) e poi semina camminando (a piedi) per il campo e lanciando i semi a mano. Quest'ultimo è un gesto nobile ed antico, ma non certo normale per un agricoltore che abbia speso migliaia di euro, forse decine di migliaia, nel'acquisto di un trattore. All'opposto, se potesse andrebbe a far la doccia col trattore.

Sorvolerò sul fatto che la raccolta dei frutti (le classiche mele in stile Walt Disney) avvenga su alberi dalle proporzioni gigantesche e con atteggiamenti di una pericolosità inaccettabile per gli attuali standard di sicurezza, ma davvero non resisto alla tentazione di segnalare che le campagne europee non sono costellate di leprotti saltellanti. Cinghiali e caprioli sono di certo molto più comuni e sempre più invadenti, ma io tutte queste lepri che scorrazzano per le campagne non le vedo.

Andando avanti si scopre (e per me è davvero una scoperta) che le campagne in giugno sono punteggiate dai covoni del grano. Se devo esser pignolo, potrà trattarsi di paglia di grano, ma ciò che proprio mi risulta difficile da accettare è che, nella campagna degli agricoltori muniti di grandi e potenti trattori rossi, ci siano i covoni, cioè quei bei mucchi di paglia muniti di un palo centrale che ormai sono scomparsi da nostri paesaggi. Il caso più frequente oggi è quello delle rotoballe, giganteschi rotoli di paglia (o fieno) che poi vengono stivati sotto enormi tettoie.

Tralascio lo spaventapasseri, ormai decisamente fuori moda, ma sempre molto affascinante, e sul fatto che nell'azienda agricola ci sia lo stagno anziché il laghetto per le acque di irrigazione, ma sono davvero nell'impossibilità totale rispetto a chiedermi perché ad aiutare il contadino nei lavori pesanti dovrebbe essere l'asinello. Si, avete capito bene: il contadino è talmente fuori di testa che, dopo aver speso montagne di soldi nell'acquisto di un trattore, nel nostro libriccino si fa aiutare da questa simpatica bestiola per i lavori più pesanti.

Chi fosse tanto folle da avermi letto fin qui si chiederà perché uso un po' del mio tempo per questa dissertazione. Il motivo è semplice: mi considero un educatore che lavora sui temi dell'agricoltura e sono, per quanto atipico, un agronomo che ha maturato la convinzione che è anche da un errata visione del mondo agricolo che nascono alcuni dei mali della nostra società. Il rapporto ormai contraffatto tra persone e cibo, l'incapacità dei cittadini di capire le ragioni degli agricoltori e quella dei politici di scrivere politiche e leggi per il mondo rurale nascono anche da qui. Se le premesse educative sono queste, oltre a far crescere generazioni di nuovi ignoranti, avremo pianificatori e legislatori sempre più inadatti a governare il nostro territorio.

Come risolvere questo piccolo problema (è solo un libriccino per bambini!) per evitare che, come farebbe un seme, diventi grande o gigantesco? Basta chiedere a persone competenti. Oppure farsi un giro per le campagne e prendere spunto dalla realtà, anziché mescolare stereotipi e ricordi che risalgono a quando erano bambini i nonni (o i bisnonni) dei destinatari del libriccino.

Non so se questa è più una critica, un'analisi o un suggerimento e, come dice un famoso attore in un altrettanto famoso film, "francamente me ne infischio".

Sarà educazione ambientale?


Scopri l'educazione ambientale
di Ecoland su www.educazioneenatura.it

L’escursione si avvia alla sua conclusione e i bambini sono ormai nella fase di relax.
Ci avviciniamo al pullman quando uno di loro con aria seria mi dice: «Emilio, hai riempito le tue tasche con cose di plastica trovate nella pineta». Io annuisco e lui incalza: «Lo fai per via dei maleducati, vero?». Annuisco di nuovo e sento di aver fatto qualcosa di buono.

Lo dico molto direttamente: che i bambini si ricordino cosa è una borra o perché i pini del Parco della Versiliana (LU) cadano con grande facilità mi interessa il giusto, ma mi interessa molto di più che facciano propri comportamenti virtuosi nei confronti dell’ambiente.
Sono anche convinto che più che gli inviti, le parole e le regole, possa l’esempio di chi in un dato momento ricopre un ruolo ‘particolare’. Quel bambino mi è stato di aiuto perché gli ho chiesto di ripetere quello che mi aveva detto a tutti gli altri e questo ci ha permesso una riflessione finale, forse la più importante, matura e duratura. Poi i saluti e il feedback dell’insegnante che qualche giorno dopo su Facebook sottolinea che quella riflessione è stata oggetto di discussione a scuola.


Il giorno dell’escursione rientrando a casa mi chiedo come potrei collocare questo fatto nelle caselle di formulari, definizioni, pseudo-leggi e convenzioni riguardanti l’educazione ambientale o, come usa dire oggi, l’educazione alla sostenibilità. 

La settimana delle emozioni (da www.ortiscolastici.it)

30.05.2013 - 06.06.2013... non due date ma una settimana difficile da dimenticare per il progetto degli orti scolastici: la settimana delle emozioni.

Forse non c'è altro modo per raccontarla che fare una cronaca, magari cercando di non celare più di tanto i picchi emozionali vissuti in momenti tra loro diversi ma densi di significati particolari e di nascondere il fatto che, in realtà, si tratta di otto giorni.

Proviamo, così, a partire da giovedì 30 maggio quando, col naso costantemente rivolto all'insù per capire se avremmo avuto sole o l'ennesima pioggia indesiderata, alla Scuola Primaria Forli di Vallecchia (Pietrasanta - LU) abbiamo raccolto le patate. I bambini schierati sulle scale come sulla più importante delle tribune sulle prima hanno temuto che quel loro orto mobile spostatosi come per magia da uno spazio all'altro della scuola offrisse un buon raccolto di sole foglie. Quando abbiamo cominciato a tirare con forza le piante ed è stata estratta la prima non ci sono stati dubbi: le nuove patate c'erano per davvero!!!
E' cominciata la conta per poi arrivare a risolvere un problema di matematica: quante nuove patate si sono ottenute da ogni patata piantata? Tra qualche indugio è arrivata la risposta di chi ha la fortuna di muoversi meglio nel mondo delle divisioni: 17 nuove patate col resto di 3. Una buona resa, non c'è che dire, e un bell'applauso.

Arriva venerdì 31 maggio. E' primo mattino quando alla Scuola Mutti di Strettoia (Pietrasanta - LU) inizia un analogo raccolto che, però, qui ha un significato particolare. Ci troviamo in una scuola senza suolo, cioè priva di una spazio, anche piccolo, nel quale poter coltivare in piena terra. Come se non bastasse, una massiccia invasione di formiche ha prodotto seri danni alle piante quando tutto sembrava andare per il meglio. Vederle erodere i fusticini fino a spezzarli è stata un'occasione per imparare qualcosa ma anche un momento in cui si è temuto il peggio.
Tra qualche timore si comincia a "cavare" le patate dal contenitore in cui le abbiamo coltivate e... sospiro di sollievo: anche qui è andata bene. Sono persino più grandi di quanto ci aspettassimo! Uno dei bambini della scuola ha un'idea che si rivelerà azzeccata e dice "questa portatela con voi domani: vi porterà fortuna!".

Come resistere all'invito? E' così che sabato primo giugno partiamo di buon'ora con destinazione Torino per la premiazione dell'Agricoltura Civica Award 2013. Noi non lo sappiamo perché non c'è stato modo di leggere la posta elettronica prima di partire, ma siamo vincitori del premio "Promozione digitale – Per la miglior comunicazione" assegnato da Redomino, il partner tecnologico del concorso.

Meglio così, perché l'attesa fa crescere l'emozione mentre siamo seduti in quella prima fila. Gomito a gomito premianti e premiati, ma noi non sappiamo ancora di quale premio si tratta. Sfuma quello della categoria "orti condivisi" per la quale siamo finalisti ma su quel palco ci saliamo comunque per ricevere un premio che nasce grazie a noi e ad altri progetti che hanno dimostrato grandi capacità di diffondere nel web le buone pratiche ideate e messe in atto. C'è un motivo di orgoglio in più: siamo il progetto più votato in assoluto tra i 47 finalisti dell'award. Siamo anche gli unici a portare una patata sul palco e non manchiamo di sottolineare che mettere insieme patate e comunicazione digitale non è facile ma è possibile. Qualcuno ci suggerisce di definire il nostro lavoro di comunicazione come "OrtiScolastici2.0".

Le emozioni della giornata non sono finite: dopo la premiazione abbiamo il privilegio di ascoltare (stando a pochi passi da lui) Pierre Rabhi, contadino - filosofo fondatore del "Mouvement Colibrìs". Ci appassioniamo e ci immedesimiamo... a poco a poco ci sentiamo piccoli colibrì che negli orti scolastici si riempiono il becco d'acqua per spegnere un grande incendio, quello della dissociazione tra cibo e consapevolezza di poterlo produrre da soli.

Non basta: incontriamo anche Maria de Biase, una dirigente scolastica di frontiera che nel profondo sud del paese fa cose incredibili tra orti scolastici, cultura della terra e della legalità ed ecomerende. E' lei la protagonista del filmato che vince l'award nella categoria video.


Non c'è neanche il tempo per riprendersi che è di nuovo emozione: lunedì 3 maggio al mattino ci mettiamo al lavoro per far nascere l'orto del Giardino della Lumaca. Siamo di nuovo colibrì con un grande sogno: far nascere e vivere un orto collettivo in uno spazio dedicato alla pedagogia della lumaca e ai diritti naturali dei bimbi e delle bimbe. La partenza è travolgente e l'impegno dei bambini, anche a curare l'orto fuori dall'orario scolastico (la scuola sta per terminare le proprie attività!!!), è grande.

Ci si può fermare? No: la Scuola dell'Infanzia Genny Bibolotti Marsili (Loc. Africa, Pietrasanta - LU) nel pomeriggio festeggia con danze e balli sull'aia la fine del progetto dell'orto scolastico. C'è di nuovo la pioggia ad incombere (è successo molte volte in questo pazzo 2013) ma alla fine i bambini spuntano fuori vestiti come tante damigelle di campagna e tanti butteri per una danza sfrenata e divertente. Impossibile resistere: anche i genitori si buttano nella mischia. poi a piccoli gruppi si va nell'orto, si racconta, si fanno fotografie, ci si chiede che fine abbiano fatto insalate, agli, cipolle, ravanelli e la risposta è semplice: sono nel mercatino prontamente allestito dalla maestre per ricavare un po' di fondi per la scuola. E' questa l'anima sana della comunità che viene fuori incrociando necessità di oggi e tradizione rurale.

Inesorabile arriva il martedì, e siamo al 4 di giugno, ed è ancora un momento importante. Torna in scena la Scuola Primaria di Vallecchia e nei grandi locali della mensa riviviamo, grazie alle fotografie scattate durante l'anno scolastico, il lavoro fatto. La semina del grano, quella specie di erba" che cresce per poi donarci le spighe, le insalate, gli agli, le cipolle e, in ultimo, quelle patate che abbiamo raccolto qualche giorno prima. Arrivano messaggi dei bambini, guardiamo insieme i bei cartelloni realizzati dalle varie classi, poi ci salutiamo con la speranza di rivedersi a settembre per ripartire. Succederà? L'appuntamento minimo e trasformare in farina le cariossidi del grano che ancora deve giungere a maturazione.

Mercoledì 5 giugno: è il giorno della 2^ festa dell'orto alla Scuola Primaria Pascoli di Pietrasanta (LU). Non ci dimentichiamo, però di raccogliere le patate. Siamo in tanti e lo facciamo in due turni: anche qui la resa media è alta, anche se le patate non sono molto grandi. Forse pagano lo scotto di un po' troppa ombra e di una "semina" ritardata dalle piogge. In ogni caso, la stagione è stata intensa e a  scuola sono arrivati il grano, le patate, due turni di lattughe, erbe aromatiche, alberi da frutto e tante belle esperienze.
Giunge l'ora e... parte la festa. Qualche ringraziamento, poi due parole di spiegazione sul lavoro fatto e su quello intrapreso nell'orto del Giardino della Lumaca. Ecco il momento più importante: le dieci classi della scuola leggono i 10 diritti naturali dei bimbi e delle bimbe. Qualcuno si aiuta col microfono mentre le quinte gridano a squarciagola il proprio diritto alle sfumature, a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la Luna e le stelle. Infine il rompete le righe che dà il via alla merenda con pane e pomodoro e alla pesca di beneficenza nella quale fanno capolino i prodotti dell'orto, comprese le spighe del grano sapientemente "rilegate" dalla mani delle molte mamme intervenute.

A questo punto potrebbe davvero bastare ma non c'è tempo di fermarsi: presso la The Bilingual School of Lucca deve nascere un nuovo orto. Un grande cassone di legno è arrivato da poche ore quando il 6 giugno viene posizionato e riempito di terriccio: tutto è pronto per le prime semine e i primi trapianti. Li faremo durante il summer camp 2013, quasi come auspicio per l'avvio delle attività scolastiche vere e proprie che avverrà a settembre. E' ancora emozione: nasce un nuovo orto scolastico!

Forse ci stiamo sbagliando ma ci sembra di vedere un colibrì che sorride...






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Emilio Bertoncini - agronomo e guida ambientale
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