Sarà educazione ambientale?


Scopri l'educazione ambientale
di Ecoland su www.educazioneenatura.it

L’escursione si avvia alla sua conclusione e i bambini sono ormai nella fase di relax.
Ci avviciniamo al pullman quando uno di loro con aria seria mi dice: «Emilio, hai riempito le tue tasche con cose di plastica trovate nella pineta». Io annuisco e lui incalza: «Lo fai per via dei maleducati, vero?». Annuisco di nuovo e sento di aver fatto qualcosa di buono.

Lo dico molto direttamente: che i bambini si ricordino cosa è una borra o perché i pini del Parco della Versiliana (LU) cadano con grande facilità mi interessa il giusto, ma mi interessa molto di più che facciano propri comportamenti virtuosi nei confronti dell’ambiente.
Sono anche convinto che più che gli inviti, le parole e le regole, possa l’esempio di chi in un dato momento ricopre un ruolo ‘particolare’. Quel bambino mi è stato di aiuto perché gli ho chiesto di ripetere quello che mi aveva detto a tutti gli altri e questo ci ha permesso una riflessione finale, forse la più importante, matura e duratura. Poi i saluti e il feedback dell’insegnante che qualche giorno dopo su Facebook sottolinea che quella riflessione è stata oggetto di discussione a scuola.


Il giorno dell’escursione rientrando a casa mi chiedo come potrei collocare questo fatto nelle caselle di formulari, definizioni, pseudo-leggi e convenzioni riguardanti l’educazione ambientale o, come usa dire oggi, l’educazione alla sostenibilità. 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.