Effimero, didattico, sociale: tre volti degli orti urbani

Proprio dove la nostra visione più o meno fantasiosa del mondo medievale vorrebbe vedere un fossato a protezione del castello, a Carcassonne, città francese della regione dell'Aude, c'è un orto, forse un giardino. A confondere le idee attorno ad un confine concettuale di per sé sfumato, ci pensa l'idea progettuale: si tratta di un orto-giardino effimero ideato dal paesaggista Bruno Marmiroli. Effimero perché nel perseguire l'obiettivo di creare uno spazio educativo per studiare e lavorare sul tema delle piante, esso muta ogni anno.
Così l'orto - giardino medievale del 2012 si è successivamente trasformato ospitando gli ortaggi arrivati in Francia del XVI secolo. Grazie al lavoro degli studenti del Lycée agricole de Charlemagne, che fin dall'inizio collaborano al progetto insieme alla locale scuola bilingue Calandreta, l'orto è stato trasformato ancora traendo ispirazione nella scelta delle piante dal lavoro dell'architetto Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc. L'ultimo tema utilizzato ha condotto alla realizzazione dell'orto - giardino dei fiori e delle piante mediterranee.

L'idea progettuale è interessante da molti punti di vista. Prima di tutto il coinvolgimento diretto e fattivo delle scuole. Gli studenti del liceo agrario non solo contribuiscono ogni anno alla progettazione del nuovo allestimento, ma lavorano concretamente alla sua realizzazione. La scuola bilingue franco - occitana progetta e realizza la cartellinatura con i nomi delle piante in latino, occitano e francese. In tutto questo il lavoro non è "una tantum", ma costituisce il progetto di ogni anno scolastico. Altro aspetto di grande interesse è il fatto che quello spazio, pur nella sostanziale (ma non completa) stabilità dell'organizzazione, muta ogni anno. Questo lo rende nuovo e produttivo di interesse e conoscenza anche per chi vive e lavora a Carcassonne. Infine, il visitatore che giunge a Carcassonne per ammirare la città fortificata viene sorpreso e condotto su un tema imprevisto e proposto in modo inusuale, quindi capace di generare attenzione. Sembra ovvio sottolineare che avere uno spazio di questo tipo a disposizione offre anche l'opportunità di creare momenti ed eventi a tema.

Se nell'esperienza appena descritta la funzione didattica è  di assoluto rilievo, nell'orto del Muse - Museo delle Scienze di Trento essa è centrale. L'orto si divide, infatti, in oltre 20 distinti spazi tematici che vanno dall'orto tipico del Trentino a quello sinergico, dall'orto dei piccoli frutti a quello dei fiori di campo. In occasione dell'anno mondiale delle leguminose lanciato dalla FAO circa metà degli spazi tematici quest'anno ospitano legumi. Si tratta di oltre venti specie e decine di varietà di legumi sia italiani, sia di altre parti del mondo, dal Giappone alle Americhe. Tra le specie presenti segnaliamo ceci, lenticchie, lupini, fave, piselli, cicerchie e fagioli. Per le specie e varietà rampicanti fanno bella mostra di sé anche varie soluzioni per sostenerle.
Come nel caso di Carcassonne, gli orti sono per lo più coltivati in letti rialzati con ampi spazi che consentono di muoversi e curiosare scoprendo particolari degli ortaggi spesso a noi sconosciuti. L'orto è nato in chiave didattica ed è oggetto di visite libere e guidate e di momenti didattici specifici. In questa estate è stato anche il teatro di un'iniziativa molto particolare: lo sportello legumi. Si tratta di momenti in cui i volontari del MUSE accolgono i cittadini che portano al museo semi di varietà locali di legumi. L'iniziativa è stata ideata per contribuire al recupero e alla conservazione delle cultivar locali.

L'uso del letto rialzato e una certa connessione con la storia locale ci porta al terzo caso presentato in questo articolo: gli orti del progetto "Il mio orto in città" del Comune di Palmanova, in provincia di Udine. All'interno della bellissima cerchia muraria che la caratterizza (altro elemento in comune con la cittadella fortificata di Carcassonne), Palmanova ospita l'ex Caserma Piave. Quasi a voler simbolicamente violare la barbarie nazista che trovò compimento tra le mura della caserma, sulla sua resede sono nati e stanno crescendo, anche di numero, gli orti urbani di cui si è dotata la città.

Gli assegnatari degli orti sono chiamati a coltivare nei 32 metri quadrati messi a loro disposizione ortaggi, piccoli frutti e fiori nel rispetto dei canoni dell'agricoltura biologica. C'è, però, nelle intenzioni del comune qualcosa di più, cioè la volontà di promuovere "luoghi sani di socialità". L'allestimento degli orti ha avuto luogo nel segno dell'incontro tra comunità con destini diversi in virtù del coinvolgimento di migranti - richiedenti asilo. Simbolicamente la consegna ai concessionari del lotto di orti inaugurato il 28 settembre 2015 è avvenuta proprio per opera dei profughi. Anche questo è un momento di grande valenza educativa e didattica.

Tutti e tre gli esempi sono sintomatici di come l'orto possa costituire un elemento versatile che alla praticità e utilità del raccolto di ortaggi ed erbaggi può affiancare facilmente funzioni di natura didattica e sociale.

[Le riflessioni di questo articolo sono frutto della visita ai tre orti che, pur effettuata in momenti diversi, mi ha fornito stimoli e spunti da condividere - per conoscere meglio il mondo degli orti urbani vi consiglio di leggere il mio libro "Orticoltura (eroica) urbana"]






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