Forza, tutti fuori all'esplorazione!


Per chi, come me, interviene nei processi educativi creando opportunità connesse allo stare fuori e al sollecitare la naturale tendenza dei bambini ad esplorare sia lo spazio fisico, sia i mondi esperienziali, un invito come "Forza, tutti fuori all'esplorazione!" è una vera e propria benedizione.
Leggerlo sul sito dei Pokémon (www.pokemongo.com) accompagnato dalla frase "Esplora paesi e città vicini e lontani per catturare più Pokémon che puoi" induce a qualche perplessità. Leggere l'entusiasmo con cui è stata accolta la novità e l'enfasi molti commentatori pongono sull'espressione realtà aumentata pone ulteriori spunti di riflessione.

Senza troppe pretese provo a mettere in fila alcune considerazioni partendo proprio da quest'ultimo aspetto e chiedendomi se c'è proprio bisogno di aumentarla questa realtà. Io penso di no. Anzi, penso che della realtà ognuno di noi abbia una percezione fin troppo semplificata. Questo sia perché per sopravvivere in un mondo in cui siamo inondati da informazioni una certa semplificazione diventa una sorta di strumento di difesa e sopravvivenza, sia perché della realtà ne sappiamo davvero poco. Mi basta osservare il panorama che vedo dalla mia finestra per rendermi conto della complessità della realtà. In questo momento vedo case con il proprio giardino, campi coltivati e colline coperte da boschi. Se provo ad osservare più attentamente ognuno di questi elementi e cerco di capirne l'origine, la natura attuale, le possibili evoluzioni mi rendo conto che dovrei avere molte competenze e conoscenze che per lo più non ho. Mi servono la sociologia, la storia, il diritto, la biologia, la fisica, la geologia. Del resto per gran parte del tempo che trascorro nel mondo educativo è permeato dallo sforzo di semplificare la realtà che ho di fronte per estrarne quello che in un certo momento mi serve. Quando spiego l'albero stando nel bosco o la fisionomia del paesaggio stando sull'argine del fiume non ho alternativa. Ci sono altri momenti, come quelli di studio personale, in cui ogni frammento della realtà che cerco di esplorare diviene esso stesso un mondo da esplorare. I livelli di complessità della realtà diventano altrettanti campi di sfida del mio tentativo di approfondire la conoscenza. Una pianta, un edificio, un bosco, un frutto sono, per dirla nel lessico di mio figlio nativo digitale, un elemento da cliccare per aprire una nuova finestra. E ogni finestra offre ulteriori possibilità di cliccare. Questo fino a perdermi per poi tornare indietro e cercare relazioni, connessioni e, soprattutto, un senso al mio esplorare. Questo è spesso un momento di semplificazione. Una semplificazione che offre ulteriori possibilità di comprendere la realtà. E' quella semplificazione che mi consente di interpretare le dune di una costa sabbiosa ovunque mi trovi sul pianeta indipendentemente dalla mia conoscenza delle specie viventi che la popolano. Insomma, io davvero non reputo necessario aumentare la realtà. Credo, invece, che una sua più profonda conoscenza e una buona capacità di semplificazione, se vogliamo di sintesi, siano più funzionali al nostro vivere. Dirò, anzi, che quella che viene additata come realtà aumentata a me sembra uno sguardo distratto sulla realtà cui si sovrappone qualche immagine, qualche concetto astratto e un certo numero di interessi concreti. La chiamerei realtà addizionata, più che aumentata.

Poi c'è quell'esplorare in cerca di Pokémon selvatici. Al di là dello sforzo che devo impormi per considerare selvatico un qualcosa non vivente, di reale solo in un mondo che fino a poco tempo fa chiamavamo virtuale, questo esplorare mi sembra terribilmente povero. In realtà non stiamo esplorando, non stiamo cercando di scoprire, stiamo solo cercando di catturare degli animaletti virtuali. Per larga parte della nostra storia evolutiva siamo stati cacciatori, ma agli esploratori abbiamo dato una missione diversa dal cacciare. Esplorare è perlustrare con attenzione luoghi sconosciuti, è essere aperti alla scoperta, a ciò che di nuovo si incontra. Utilizzare uno schermo in cerca di Pokémon selvatici avendo come sfondo il territorio che attraversiamo non credo che significhi esplorare. Ben difficilmente l'attenzione si concentrerà sulla realtà fisica dei luoghi. Di reale ci saranno persone che vivono una dimensione nuova e che vagano per il mondo in cerca di vere e proprie astrazioni sovrapposte (o addizionate) alla realtà. Sarà interessante scoprire nel tempo la relazione esistente tra gli interessi economici che si localizzano fisicamente sul territorio e la concentrazione di Pokémon nei loro pressi. Questo potrebbe avere una natura davvero concreta.

Lanciando Poké Ball si possono catturare i Pokémon selvatici. Niente poteva essere più antico ed atavico, niente di più simile alla caccia e alla cattura di una preda o di un nemico. So bene che siamo di fronte ad una sorta di ritualizzazione non violenta di questi comportamenti, ma in un mondo in cui stando seduti davanti a un PC si pilota un drone in uno scenario di guerra mi viene anche da chiedermi quanto questa astrazione possa preparare i soldati del domani, quelli per i quali tra giocare di fronte ad uno schermo e fare la guerra di fronte ad uno schermo non c'è una gran differenza.

Forse sto solo esagerando ma, mentre qualcuno gioisce perché il figlio esce finalmente di casa, io penso alle immagini del film di animazione "Wall-e" prodotto da Pixar Animation Studios e Walt Disney Pictures: sull'astronave comandata dal capitano Mc.Crea centinaia di umani vivono attraverso gli schermi una realtà plasmata per averne il totale controllo. Prova ne sia che lo stesso capitano deve ribellarsi ad Auto, il copilota virtuale, per tornare sulla Terra. Che questa sia la tendenza e che in questo tutti noi, me compreso, siamo protagonisti è fuori di dubbio. Che si debba accettare passivamente questa novità e che si possa evitare di suggerire un antidoto, credo che non sia scontato.

Uno degli antidoti potrebbe essere quello di uscire fuori con l'intenzione reale e concreta di esplorare, di conoscere la realtà, di apprendere ciò che su di essa noi umani sappiamo, di scoprire cose che ancora non sappiamo, di condividerle e (re)imparare ad apprezzarle. A volte basta poco, basta uscire di casa con qualche amico ed amica o con un familiare, portarsi qualche passo oltre la safety zone che ci siamo creati nella nostra urbanità ed aprirsi alle esperienze. Sarà la stessa realtà a rivelarsi anche in quegli aspetti che non siamo più abituati a tollerare. Penso agli insetti che mi infastidiscono quando mi trovo nell'orto, alle piante che vi nascono spontaneamente e che sembrano voler togliere spazio a quelle che coltivo, ai legni che galleggiano nella pozza d'acqua in cui di tanto in tanto vado a fare il bagno con i miei figli e alle pallonate che di tanto in tanto ricevo sulla spiaggia intento a contare granelli di sabbia.

Penso. E potrebbe esser già questo un passo avanti per conoscere la realtà complessa che il mondo ha posto all'attenzione dei nostri sensi.




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Le immagini sono per lo più prese in prestito dal mondo di internet e, più in particolare, dai seguenti siti: http://reporter.rit.edu/tech/pokemon-go-forecasting-campus-craze, www.youtube.com, http://www.gastronogeek.com. Fanno eccezione il panorama, che è una mia foto, e la foto con la bambina che è di Sara Vincetti.

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