Orto o museo?

Le vacanze, si sa, sono un periodo interpretabile in molti modi. Per molti sono un momento di riposo, ma io non sono mai arrivato al loro termine riposato, anzi. Sono, però, un periodo in cui la mente riesce a distaccarsi dall'ordinario e a prestare attenzione al resto. Quest'anno le mie vacanze sono state guidate soprattutto dalla passione di mia figlia Luna per l'arte e dalla sua voglia di scoprire Amsterdam. Mi sono, così, detto che il tema portante della mia attività professionale, cioè l'orto visto in chiave educativa, didattica e sociale, avrebbe dovuto starsene alla larga dalle nostre intenzioni di visita.
E' andato tutto piuttosto bene finché non sono entrato nella reception di un albergo, per altro scelto sulla base di criteri assai lontani dal mondo degli orti. Mentre salutavo il signore che ci stava accogliendo, il mio sguardo è caduto su un volantino che ha immediatamente cambiato le successive 24 ore della vacanza. Si trattava del flyer promozionale del "Museum Garden Gaasbeek", posto a mezz'ora d'auto da Bruxelles.

L'orto/giardino in questione occupa uno spazio che già in passato ospitava i giardini del Castello di Gaasbeek, ma ciò che stupisce è la finalità per cui, qualche anno fa, è tornato a nuova vita: "This is a completely newly built garden, specially designed to suit its purpose as a museum garden". Sì, l'orto/giardino che possiamo visitare oggi è di nuova realizzazione e il suo scopo è quello di essere un museo. Un museo vivente!

Come recita il volantino, uno degli scopi del Museum Garden è quello di rendere consapevole la popolazione belga del ruolo e dell'importanza avuti dal Belgio nel campo dell'orticoltura e della coltivazione di alberi da frutto nel XIX secolo e fino alla Seconda Guerra Mondiale. Proprio per questo motivo, nel museum garden vengono coltivate varietà orticole e frutticole antiche e caratteristiche e, per gli alberi da frutto, come vedremo, le forme di allevamento sono davvero molto particolari e caratteristiche di epoche passate.

Per raggiungere i propri scopi documentativi e didattici il Museum Garden è articolato in varie aree funzionali che provo a descrivere secondo il mio percorso di visita evidenziando, caso per caso, gli aspetti che più mi hanno colpito. In tal senso, il primo e più importante elemento è il fatto che le specie orticole e frutticole sono coltivate e presentate in un contesto di vero e proprio giardino, quindi tenendo conto di aspetti estetici e di comfort, condizione che invoglia alla visita anche chi non ha un interesse specifico, come può essere il mio.

Subito dopo l'ingresso, svoltando a destra, si entra nell'ampia zona del kitchen garden. Qui troviamo in coltivazione un gran numero di ortaggi e fiori, soprattutto varietà di dalie, che sono mostrati nelle loro caratteristiche e che possiamo vedere, secondo l'epoca della visita, nella tipologia e nello stadio di sviluppo propri del momento. Questo ci parla di stagionalità di produzione, ma ci racconta anche che quando fu realizzato il giardino precedente fu fatta un'importante scelta in termini di localizzazione e sistemazione dello stesso. Il museum garden, infatti, si trova in una zona in cui le temperature invernali, a dispetto di ciò che si potrebbe pensare, sono abbastanza miti e il sito scelto ha temperature mediamente superiori di alcuni gradi alla media della zona. Inoltre, i muri perimetrali del vecchio giardino assicurano protezione dai venti e riescono a funzionare come volani termici che accumulano calore durante le ore diurne per cederlo durante la notte. Vi si trovano, così, ortaggi comuni in coltivazione anche nelle zone mediterranee, sebbene di varietà adatte alle condizioni locali. E' possibile vedere a confronto alcune tecniche di coltivazione, come quella su terreno sarchiato, cioè regolarmente sottoposto a lavorazioni per controllare le erbe infestanti e rompere la crosta superficiale, e quella con pacciamatura di paglia, cioè ricoperto per ostacolare le malerbe e trattenere l'umidità. Sono, inoltre, mostrati alcuni accorgimenti tradizionali per proteggere le piante nelle prima fasi di sviluppo, come le mini-serre che si vedono nella fotografia qui sopra.

Un altro aspetto che spicca nella "collezione ortiva" è la biodiversità nel mondo degli ortaggi. Essa può essere apprezzata a vari livelli. In alcuni casi, ciò richiede una certa competenza nell'individuare, anche attraverso i cartellini esplicativi presenti nell'orto, le varietà di appartenenza di ortaggi appartenenti a una singola specie. In altri casi, come quello illustrato nella fotografia a lato, il colpo d'occhio ci racconta che dietro la parola "cavolo" ci sono piante diverse, vere e proprie specie distinte, e anche varietà diverse in seno alla stessa specie. Le forme e le colorazioni di queste piante rendono molto bene l'idea. In questo modo, anche chi non ha particolari competenze può apprezzare proprio l'idea di biodiversità agraria.

I pomodori sono per lo più protetti da una struttura temporanea che li copre per ridurre le bagnature dovute alle rugiade notturne e alla pioggia. E' lì che faccio una delle scoperte della mia mattinata di visita. Mentre osservo le diverse varietà, infatti, mi imbatto in un "tomato lichi": una pianta di pomodoro con le spine! Benedico Google e scopro che si tratta di Solanum sisymbriifolium Lam., una solanaceea (famiglia botanica cui appartengono patate, peperoni, melanzane e pomodori) affine al pomodoro che matura i frutti dentro una sorta di involucro spinoso. Nonostante sia segnalata una possibile tossicità di alcune sue parti e dei suoi frutti non maturi, i motivi di interesse sono altri. Il primo è che contiene una sostanza che li protegge da alcuni parassiti e che sono coltivabili in consociazione, cioè in abbinamento, con le patate per proteggerle dai nematodi (parassiti radicali). Il secondo è che sono anche coltivati come siepe stagionale spinosa e capace, quindi, di costituire un ostacolo per alcuni animali. Non male per essere "un pomodoro"! Ma c'è un aspetto interessante sul piano didattico: si propongono alcune soluzioni tecniche, come la copertura, e un nutrito set di varietà che forniscono anche al visitatore meno preparato e attento l'idea che dietro al gesto del coltivare ci sia, anzi ci debba essere, una competenza importante che è vera e propria cultura.

Superato il kitchen garden, si entra in una nuova grande "stanza" in cui il tema dominante sono i frutti. Vi si trovano sia alberi da frutto di specie diverse, dai peri ai fichi, dalle prugne ai meli, e piante a bacca o piccoli frutti. La loro collezione riprende un tema che ci ha già accompagnati del kitchen garden, così il berry garden e il frutteto danno spettacolo con le forme di allevamento degli alberi, cioè con i modi in cui le piante sono fatte crescere e vengono conformate. E' un tripudio di sostegni, potature fatte ad arte, legature. E' vera e propria arte associata alle piante. Gli alberi da frutto sono presentati in soluzioni in cui l'estetica ha un valore assoluto dimostrando che si possono coltivare frutti donando bellezza e stupore al giardino.





I due temi, quello dei frutti e quello delle forme di allevamento, ci accompagnerà anche in altre "stanze" del museum garden, sebbene con chiavi diverse. Intanto, passando dai settori più formali del giardino a quelli che ci restituiscono il senso paesaggistico che possono assumere i frutteti, si incontra lo shadow garden, il giardino ombreggiato. Siamo nel mondo delle hosta e di altre piante adatte a spazi poco luminosi, come la pachysandra, la waldsteinia, la pulmonaria, gli ellebori e gli aconiti, e, soprattutto, il giardino assume una fisionomia e un'estetica nuova, improvvisamente piacevole e paesaggistica.

E' quasi un diversivo che ci porta agli spazi improvvisamente aperti, curati e colorati in cui agli alberi da frutto di grandi dimensioni, tra cui dei saporitissimi meli, fanno paesaggio. Colpiscono la disposizione geometrica accurata e le protezioni poste alla base degli alberi. Qui sarà davvero difficile vedere le macchine per il taglio dell'erba urtare contro i fusti e danneggiarli irrimediabilmente, come spesso accade nei giardini nostrani. Ma gli alberi da frutto, si sa, hanno bisogno di impollinatori. Allora, quasi a volerci scaraventare in un quadro di Monet, tra i filari compaiono fiori che attraggono e alimentano gli insetti pronubi (impollinatori).
Ancora una volta, sono incanto e bellezza a far da padroni, a testimonianza della capacità dell'agricoltura di produrre paesaggio di pregio estetico quando il suo obiettivo economico non è strettamente connesso al solo raccolto dei prodotti. L'Unione Europea inserisce questa capacità nella multifunzionalità dell'agricoltura (1) e molte aziende agricole che svolgono attività agrituristica e didattica potrebbero trovare ispirazione in questi spazi.

La visita non è finita e il tema degli alberi da frutto torna con prepotenza alla ribalta nella "stanza" in cui entriamo per tornare verso l'ingresso. Qui le forme di allevamento più diverse e disparate sono messe a confronto e descritte tramite un'apposita cartellonistica e, soprattutto, alle forme di allevamento tradizionali sono messe a confronto quelle più moderne, con le piante ridotte in dimensione grazie ai portinnesti nanizzanti (2) e la conformazione della pianta vocata alla riduzione dei costi di produzione. Entrare nel dettaglio tecnico, ancora una volta, richiede competenza, ma il confronto visivo diretto spiega molte cose anche a chi è in visita per godersi lo spettacolo del museum garden. Addossate al fruit shed, una sorta di capanno in cui si vede come venivano conservati in passato i frutti raccolti, campeggiano nuovamente tre piante da frutto offrendoci un nuovo spettacolo. E' difficile non pensare che mani sapienti possano guidare le piante nell'assumere le forme più disparate.


Tornando verso l'ingresso, proprio quando sembra di esser giunti alla fine della visita, si viene irrimediabilmente catapultati verso il giardino all'italiana vivendo la strana sensazione di potersi trovare nella campagna toscana o laziale. La voglia di scendere le scale e di muoversi tra i ricami del giardino quasi impedisce di apprezzare l'orangerie, in cui vengono ricoverati gli agrumi. Impossibile, invece, non apprezzare l'originale vigneto sulle superfici erbose in pendio. I polmoni si riempiono d'aria mite e lo sguardo vaga all'orizzonte. La visita è finita, ma nascono i propositi. Chissà cosa ne scaturirà. Di sicuro, l'idea che questo museo sia un luogo, un orto, in cui tornare per imparare ancora.


***NOTE AL TESTO***


(1) “Oltre alla sua funzione primaria di produrre cibo e fibre, l’agricoltura può anche disegnare il paesaggio, proteggere l’ambiente e il territorio e conservare la biodiversità, gestire in maniera sostenibile le risorse, contribuire alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali, garantire la sicurezza alimentare. Quando l’agricoltura aggiunge al suo ruolo primario una o più di queste funzioni può essere definita multifunzionale.” (Oecd 2001).

(2) La pratica dell'innesto consiste nell'unire parti di due piante a formare un unico individuo funzionale. Una delle due piante, detta nesto, fornisce la parte che si sviluppa in altezza dà origine ai frutti. L'altra, detta portinnesto, dà luogo ad una parte del fusto e alle radici. Alcuni portinnesti, detti nanizzanti, riducono l'accrescimento del nesto inducendo un nanismo che nell'agricoltura moderna è considerato vantaggioso per le semplificazioni e i risparmi dovuti alla ridotta dimensione della pianta.


***ALCUNE FOTOGRAFIE DI PARTICOLARI CHE MI HANNO COLPITO***

Comunicare 1 - bacheca esplicativa
Comunicare 2 - cartello esplicativo

Comunicare 3 - cartello esplicativo
Comunicare 4 - cartello esplicativo multilingue girevole
Comunicare 5 - cartello esplicativo multilingue girevole
Comunicare 6 - cartello descrittivo delle forme di allevamento
Bottiglia entro cui viene fatto crescere un frutto.
L'imbiancatura serve per evitare danni da calore al frutto.
Punto di innesto di melo allevato su portinnesto nanizzante
Alcune piante suscettibili di malattie fungine sono coperte
per evitare le bagnature di rugiada e pioggia.
Protezione alla base degli alberi da frutto
Terreno lavorato alla base degli alberi da frutto
Protezioni contro gli uccelli per le piante a bacca piccola

Oblò con bacheca esplicativa che consente di affacciarsi
sullo spazio che ospita le arnie (irraggiungibili dal pubblico)





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