Agricoltura sociale - cronaca di un incontro svolto in occasione de "Il Desco"

Chi, come ha fatto qualcuno nel mondo di AiCARE, negli ultimi anni avesse cercato su uno dei più popolari motori di ricerca il binomio "agricoltura sociale" si sarebbe reso conto della crescita esponenziale dei risultati disponibili. Questo è un chiaro sintomo dell'interesse che cresce su questo tema, ma...

Già, c'è un "ma" seguito da qualche puntino di sospensione: chi sa realmente cosa è l'agricoltura sociale? Per tentare di cancellare alcuni di quei punti e anche una parte di quel "ma", Ecoland - educazione e natura e AiCARE, hanno proposto alla Camera di Commercio di Lucca l'inserimento nel programma de "Il Desco", una manifestazione dedicata ai prodotti tipici lucchesi, di un incontro dedicato a questo tema. L'obiettivo dell'incontro svoltosi il 5 dicembre scorso era chiaro: far scoprire a tutti, dai singoli cittadini alle imprese agricole, dagli enti alle associazioni cosa sia l'agricoltura sociale. Per farlo, però, si è scelto di non avventurarsi nella mera disamina della legge recentemente approvata dal parlamento, bensì di raccontare l'agricoltura sociale al folto pubblico intervenuto attraverso testimonianze dirette delle esperienze portate avanti da aziende e associazioni toscane, da AiCARE e dalla Regione Marche.

L'incontro ha avuto inizio con l'intervento curato da Paola Scarpellini, presidente di AiCARE, dal titolo "Agricoltura sociale: l'evoluzione, le tendenze e i soggetti in campo". Gli spunti sono stati tantissimi e, tra gli altri, due sembrano meritevoli di grande attenzione: la naturale predisposione dell'agricoltura a funzionare da luogo d'elezione dell'integrazione sociale e l'importanza che riveste la rete di soggetti che possono far convergere interessi ed azioni a sostegno di persone svantaggiate proprio nel contesto agricolo. Infine, lo sguardo al futuro che vede l'azienda agricola sempre più soggetto capace di erogare servizi al mondo rurale nell'ottica della multifunzionalità, tanto da far parlare dell'impresa agricola come soggetto cardine del welfare rurale del futuro.

Si è quindi passati alla tavola rotonda che ho avuto la fortuna di moderare e che ha ospitato alcune esperienze cardine dell'agricoltura sociale lucchese e toscana.

La Cooperativa Agricola Calafata di Lucca ha illustrato il proprio progetto di impresa agricola biologica, biodinamica e sociale in cui quest'ultimo termine è declinato sia in termini di recupero culturale dei luoghi, sia in termini di inclusione sociale; quest'ultima azione si basa su una forte e costante interazione con una fitta rete di soggetti del territorio, dalla ASL all'Università, dalla Caritas alle istituzioni locali, e oggi vede come beneficiarie undici persone, di cui sei lavoratori con lo status di richiedente asilo e cinque portatori di svantaggio mentale, fisico e sociale.


Il Podere ai Biagi di San Pietro in Campo (LU), ha ripercorso sia la propria storia fino ad oggi, sia le intenzioni progettuali che animano questa realtà ancora molto giovane. E' emersa molto chiaramente una scelta di campo che è stata quella di dare una duplice utilità ai terreni e ai fabbricati a disposizione dell'azienda, cioè unire le finalità di reddito dell'impresa col soddisfacimento di fabbisogni della comunità locale che spaziano dal conservare e tramandare le tradizioni locali al fornire un servizio di socializzazione e inclusione sociale a persone in situazioni di svantaggio. Questo a discapito di altre possibili attività connesse a quella agricola, come l'esercizio dell'agriturismo. Tra gli elementi di adattamento alla rigidità dell'apparato normativo e burocratico in cui questa esperienza si trova a districarsi è emersa la necessità di affiancare all'impresa agricola un secondo soggetto giuridico di natura associativa.

L'azienda agricola “Lo Spaventapasseri” di Castelnuovo di Garfagnana (LU) ha raccontato la propria esperienza di azienda agricola che al contempo eroga il servizio di agrinido alla comunità locale attraverso l'ospitalità di bambini nella fascia d'età 0-3 anni e interviene nella didattica rivolta alle scuole nella formula della fattoria didattica; di particolare importanza è stata la testimonianza relativa alle difficoltà incontrate all'avvio per la mancanza di un norma regionale di riferimento proprio per l'attività di nido d'infanzia all'interno dell'azienda agricola.


Il Giardino di Manipura dell'azienda agricola Versilgreen di Massarosa (LU) ha raccontato varie modalità con le quali si interfaccia col mondo dell'agricoltura sociale spaziando dagli inserimenti lavorativi di persone in situazioni di disagio e svantaggio alla descrizione dei servizi di fattoria didattica, svolto durante l'anno scolastico, e di agri-ludoteca svolto prevalentemente nel periodo estivo. In queste ultime due declinazione dell'intervento nel sociale particolare importanza ha assunto la figura del "nonno", cioé dell'anziano depositario di saperi locali e capace di operare come soggetto attivo tanto nella progettazione didattica, quanto nella relazione con i bambini spesso molto distanti proprio da quei saperi. Signficativa e paradossale la segnalazione delle difficoltà che si sono trovate ad affrontare sul piano burocratico le prime realtà pioniere di questo settore dell'agricoltura quando le norme ancora non esistevano e di quelle che rischiano di dover affrontare ora che le disposizioni di legge esistono, ma spesso non tengono conto dei percorsi progettuali di queste stesse aziende.

L'ultima esperienza diretta di attività nell'ambito dell'agricoltura sociale intervenuta nella tavola rotonda è stata quella di  ANFFAS Lucca, storica associazione che opera nell'ambito della disabilità intellettiva e relazionale, e dell'azienda Agricola Carraia nata proprio da questa esperienza per dare fisicità e copertura giuridica al progetto in essere. L'intervento ha ripercorso la storia dell'integrazione tra attività agricola e intervento sociale iniziata nel lontano 1983 e ha presentato il progetto in fase di implementazione di un'azienda agricola che possa a tutti gli effetti operare sul mercato in cerca di una propria autosostenibilità e perpetuare le attività connesse nel sociale anche alla luce delle possibilità offerte dalle recente Legge 141/2015.

La tavola rotonda è stata chiusa dall'esperienza del CESVOT che ha presentato la propria attività di indagine, studio e diffusione delle buone pratiche del volontariato toscano coinvolto nei processi di agricoltura sociale.

Anche grazie all'intervento di due organizzazioni di categoria agricole, cioè CIA e Coldiretti, al termine di questa fase centrale dell'incontro sono emerse due criticità fondamentali che le aziende agricole del settore si trovano ad affrontare. La prima è il riconoscimento del ruolo all'interno della società che rimane spesso sconosciuto tanto ai cittadini, quanto alle stesse istituzioni che in non pochi casi finiscono per generare ostacoli burocratici superabili solo grazie alla grande convinzione e passione di chi decide che il perseguimento degli obiettivi economici dell'azienda agricola può andare di pari passo ad una propria utilità sociale. La seconda è la lentezza con la quale il sistema normativo si evolve e la difficoltà del legislatore di precorrere i tempi con una vision che guarda al futuro che, invece, è sostituita dalla mera presa d'atto di situazioni che le aziende pioniere del settore vanno creando.

Quasi a tentare di porre rimedio a questa situazione, si è aperta la terza ed ultima fase dell'incontro nella quale Leonardo Lopez della Regione Marche ha presentato il modello marchigiano di "Rurale Sociale" con le esperienze dell'agrinido di qualità, del progetto "longevità attiva" e delle due iniziative "Ortoincontro" e "Fattoriaincontra" legate agli orti urbani e scolastici la prima e alla fattoria didattica la seconda. Di particolare impatto per la platea è stata la descrizione del percorso progettuale e amministrativo col quale l'ente Regione Marche ha dato vita a questi diversi progetti e l'attenzione con la quale si è pervenuti alla definizione di veri e propri format progettuali che consentono di replicare le esperienze di maggior successo evitando, invece, la ripetizione di esperienze negative. L'approccio scientifico è emerso in tutta la sua chiarezza con l'intervento della dottorezza Gagliardi dell'INRCA di Ancona che è partner della regione nel progetto Longevità Attiva. In particolare, sono stati presentati il bando - concorso di idee col quale ha preso il via il progetto, le proposte finanziate dalla regione e le attività di monitoraggio svolte sui progetti al fine di valutarne l'efficacia. 


L'incontro si è chiuso con la presentazione del progetto di franchising sociale "I buoni frutti" di AiCARE. Esso ha l'obiettivo di valorizzare i prodotti realizzati all'interno dei percorsi di agricoltura sociale e di promuovere i buoni progetti di agricoltura sociale mediante la diffusione di modelli di lavoro testati. 

Proprio quest'ultima presentazione ha dato luogo alla riflessione conclusiva dell'incontro, cioè quella per cui il modo più semplice di sostenere l'agricoltura sociale è quello di acquistarne i prodotti / servizi mettendosi nell'ottica di chi non paga un prezzo, ma acquista un prodotto sostenendo un modo di fare agricoltura

Su questa riflessione se ne possono innestare altre che nascono proprio dalle peculiari caratteristiche delle realtà che hanno portato la propria testimonianza durante l'incontro. Tra queste il fatto che l'intera comunità e non le sole istituzioni possono dare un aiuto alle aziende virtuose che operano in questo settore, anche con forme di collaborazione e aiuto talora molto semplici, come mettendo a disposizioni terreni oggi inutilizzati o vendendoli a prezzo di favore. Dal canto proprio le istituzioni potrebbero favorire l'affermarsi tanto ai propri occhi quanto a quelli dei cittadini del ruolo che le aziende che praticano agricoltura sociale possono svolgere in seno alla società, soprattutto nei territori più marginali. In fondo questo è quanto la Camera di Commercio di Lucca ha fatto inserendo l'incontro tra le iniziative della propria manifestazione.




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