I cieli della pietra (tratto da www.itinerariesentieri.blogspot.com)

"Come stare in cielo": è questa la sensazione che si prova quando si arriva sulla piatta sommità della Pietra di Bismantova, nell'Appennino Reggiano. Più razionalmente non si può non tener conto del fatto che i nostri piedi calcano quello che 15 milioni di anni fa fu in fondale marino. L'insieme è straordinario: i piedi in fondo ad un antico mare e la testa proiettata tra le nuvole.

Poco sotto, un paesaggio fiabesco in cui l'opera dell'uomo sembra aver creato ricami che uniscono le alte colline alle montagne. Ricami fatti di pascoli, siepi, strette alberature, alti boschi, fiumi e piccoli paesi che ancora ricordano i tempi in cui fu Pietro da Talada a muovere i propri primi passi in questi luoghi. E' da lì che si sale verso il parcheggio della Pietra (la "Piedra" per alcuni) e, accanto ad un monolite gingantesco e sotto pareti strapiombanti, si scende, si sistemano zaino e scarponi per poi incamminarci lungo in sentiero che conduce in alto. E' il sentiero 697 ma lo imbocchiamo solo dopo aver visitato l'eremo. Un luogo speciale (poteva non essere così?) in cui troviamo un dipinto molto particolare. E' una "Madonna del latte", una Madonna che allatta Gesù. Tornati fuori, spendiamo alcuni minuti per cercare di collocare dimensionalmente l'edificio dell'Eremo sotto le pareti strapiombanti. Non ci riusciamo: le geometrie in questione sono disorientanti.
Cominciamo a salire girando attorno alla Pietra, sempre sotto grandi pareti rocciose muovendoci tra fantastiche stratificazioni di biocalcareniti. Siamo ormai sopra i 950 metri di quota ma tutto intorno regnano sovrane queste particolari arenarie formatesi su un basso fondale marino. Del tutto particolare il modo in cui in alcuni affioramenti si intersecano gli strati delle rocce. Strati sottili, lontani dalle grandi bancate di macigno del vicino Appennino, a loro modo affascinanti e impropri.
Ad un certo punto il sentiero si impenna e ci porta all'interno di una gigantesca frattura. E' un passaggio che ai più ricorda le parole del Sommo Poeta e che in breve ci porta sull'altipiano di Bismantova. Di lì in poi il sentiero corre lungo un anello che volendo possiamo chiudere ad 8 ma, più che altro, è un rincorrersi di emozioni alla vista del paesaggio circostante. Poco conta che ci si muova per prati, su rocce e tratti di foresta, l'unica cosa da fare è trovare un punto di equilibrio tra la voglia di volare oltre il limite dello strapiombo e la necessità di rimanere con i piedi su quell'antico fondale.
Il panorama è sconfinato e, nei giorni più limpidi, arriva alle Alpi e spazia verso il mar Adriatico. Dalla parte opposta troviamo il Passo del Cerreto e quello di Pradarena, il profilo del Monte Cusna e il monte Cavalbianco a punteggiare il crinale appenninico, a segnare i passaggi che per secoli sono stati attraversati dalle greggi transumanti. "Da queste zone si andava verso le Maremme o nella bassa mantovana", ci dice la nostra guida d'eccezione, quella Normanna Albertini che ha riscoperto uno dei figli di questa terra.
Chiuso l'anello, si inizia la discesa per lo stesso sentiero che ci ha permesso di salire. Il passo è leggero e non è solo perchè si procede verso il basso. C'è un qualcosa di inspiegabile nella leggerezza dei nostri passi...
La magia di questo momento sembra sottolineata da un incontro che l'amica Serena non riesce a fermare in una fotografia ma che, nella propria sfuggevolezza sottolinea la natura speciale di questo luogo. E' uno scoiattolo che porta con sé una noce. Si ferma di fronte a noi per ripartire lungo un percorso diverso da quello usuale. Una variazione ma non una resa: lui arriverà a destinazione. A noi, invece, piace perderci nel territorio che sta intorno alla Pietra, così, per riuscire a vederla da ogni angolatura...
[Un ringraziamento a Serena Scalici per le fotografie che gentilmente ci ha concesso in uso]

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.